L'inquilino del terzo piano [Megaupload]
Trelkovski, modesto impiegato di origini polacche, prende possesso a Parigi di un appartamento la cui inquilina precedente, Simon Chule, si è uccisa buttandosi dalla finestra. O, sarebbe meglio dire, è l'appartamento stesso a prendere possesso dell'uomo. Circondato da inquietanti e grotteschi vicini, Trelkovski scopre nell'appartamento orribili tracce dell'ex-inquilina e finisce progressivamente in un tunnel di follia che lo conduce al totale sdoppiamento di personalità nella ragazza.
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Titolo Originale: Le Locataire
Anno: 1976
Nazione: USA
Durata: 125 min
Regista: Roman Polanski
Cast: Roman Polanski, Isabelle Adjani, Melvyn Douglas, Jo Van Fleet, Bernard Fresson, Shelley Winters
6 commenti:
All'inizio credevo di guardare un film strano, ironico, con personaggi grotteschi, a tratti pure comici e mi chiedevo come mai alcuni avessero detto che ne erano rimasti sconvolti. Non riuscivo ad inquadrare bene il protagonista, sembrava insulso, e ho pensato, perché insistere tanto per una catapecchia come quella? Poi mi è sembrato un freddo e cinico calcolatore (la visita all'ospedale della suicida e la speranza che morisse presto per ottenere l'affitto). Mi ha fatto sorridere quella sua mancanza di personalità davanti a certi "soprusi" : la cioccolata al posto del caffè, le lamentele dei vicini al minimo rumore...e intanto il narratore continuava il racconto...e tutto è cambiato!
1° interpretazione
Trelkovski Un uomo modesto, mite, tranquillo, normalissimo, banale, cerca casa, la trova, ci abita. Questa casa era abitata da una ragazza suicida; il perché del suicidio ti vien da pensare che siano stati i vicini a farla impazzire, Perché? Perché Trelkovski impazzisce nello stesso modo
Pling.Pling. Pling. Il continuo stillare del rubinetto rotto fa da sfondo allucinatorio
I vicini grotteschi, con la mania del silenzio, l'importanza che danno al buon nome del condominio, l'invadenza nella vita e nelle sue abitudini portano quest'uomo qualunque, di mezza età con una personalità decisamente trasparente, alla paranoia, al delirio mentale, arrivando allo sdoppiamento di personalità e infine al suicidio.
Se questa interpretazione soddisfa, alcune domande sono d'obbligo:
Se le persone che ti circondano si comportano con te come se tu fossi un altro, tu, diventi l'altro?
Quanto ti possono condizionare il pensiero gli altri con le loro manie e/o abitudini?
Possono indurre una persona sana alla follia alcune semplici dicerie?
I vicini di casa sono dei possibili maniaci omicidi? mandanti o esecutori?
I sensi di colpa sono dentro noi come nostro bagaglio culturale? o sono gli altri a farteli venire con le loro parole. Sempre? Le parole possono uccidere?
2° interpretazione
L'ometto semplice e anonimo cerca casa, sa che un appartamento è libero perchè l'inquilina, si dice, si sia suicidata. Perchè non si sa.
Trelkovski è già malato e non lo sa, non ancora almeno. tutto fa presupporre che siano le circostanze a creare il mostro ma alcune scene fanno supporre che non sia così. Ad esempio:
1) quando va al funerale di Simon, e il parroco comincia a sproloquiare parlando di decomposizione e vermi, abbiamo la prima allucinazione uditiva e visiva.
2) Trelkovski è a casa diStella disteso sul letto sembra ubriaco e si domanda: "Se mi tagli la testa cosa dirai? Me e la mia testa o me e il mio corpo. Che diritto ha la mia testa di chiamarsi me!" Non si riconosce più come un tutt'uno ma ogni parte del corpo diventa a se stante, prende una propria personalità. Dissociazione mentale? prima fase dello sdoppiamento della personalità.
3) Trelkovski si traveste da donna, comincia ad identificarsi in Simon, è convinto che i vicini vogliono farlo impazzire per ucciderlo, le allucinazioni sono sempre più frequenti. Dal bagno vede se stesso nell'appartamento. torna sconvolto in casa e vede Simone nel bagno che si toglie le bende. Lo sdoppiamento di personalità è quasi completo.
4) la fase finale. Le allucinazioni prendono il posto della realtà, si vede aggredito, vede l'incitazione dei vicini affacciati alle finestre che lo esortano a buttarsi, il delirio è totale, Trelkovky non esiste più. Lui è Simon. E come l'ex inquilina si butta dalla finestra. Ferito e quasi morente ha un ultimo barlume di lucidità. Urla che non è Simon che sono i vicini a volerlo uccidere e che hanno ucciso anche la ragazza, ma da questa follia non si torna indietro. Torna alla finestra e si rigetta di sotto.
Allora pongo altre domande:
Può un uomo mite essere tanto malato da non rendersene proprio conto?
Come può un uomo così tanto malato vivere metà della sua vita senza avere nessun segno della malattia?
La schizofrenia è innata in certe persone o diventano schizofrenici a causa di eventi esterni anche banali?
Se tutti noi siamo un po' pazzi cosa ci separa dal diventare malati gravi?
quanto è bello leggere i tuoi commenti!!!tu e settimina siete meravigliose quando commentate i film
(siete SEMPRE meravigliose)
Ah, cara SemprePat, come mi piacerebbe porre queste domande al regista in persona… il fatto è che lui stesso se le pone da anni e anni... Le sue case sembrano da tempo infestate di presenze oscure/diaboliche/pericolose/insane.
Mi piacerebbe anche provare a pensare se, almeno per approssimazione, con i suoi film nel tempo l'autore si sia avvicinano a plausibili risposte… chissà.
O forse il segreto è nel senso stesso del domandarsi, del chiedersi: finché ci facciamo domande e finché riusciamo a farcele, così come finché riusciamo a “stare”, stare aperti al dubbio, disposti ad accogliere in noi il dolore e l’angoscia, finché riusciamo a nn saltare dal terzo piano nel tentativo di far fuori le nostre paure più annichilenti, siamo abbastanza sani.
Forse però.
settimina ti amo
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