26 gennaio 2011

The Elephant Man [Megaupload]

Pietra miliare nella storia del cinema. Il film racconta la vera storia di Joseph (nel film "John") Merrick, conosciuto come "Uomo Elefante", a causa della sua estrema deformità. Fantastica regia di David Lynch e splendida interpretazione di Anthony Hopkins, nei panni del Dr. Frederick Treves. Da non perdere.


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Titolo Originale: The Elephant Man
Anno: 1980
Nazione: GB/USA
Durata: 125 min
Regista: David Lynch
Cast: Anthony Hopkins, John Hurt, Anne Bancroft, Wendy Hiller, Freddie Jones, John Gielgud



RECENSIONE:

123 minuti che scorrono quasi veloci nella loro brutalità. Sì, il secondo lungometraggio di David Lynch è brutale,crudele e violento. 
John Merrick (1862-90) è affetto da una grave forma di neurofibromatosi, diventa un fenomeno da baraccone e poi, grazie all'aiuto del dottor Treves, un ospite di riguardo del London Hospital. La trama è semplice e quello che rende il film tanto impressionante non sono di certo gli effetti speciali (ormai retrò per spettatori che sperimentano il 3d) bensì i protagonisti.

Chi è il vero mostro?

Il film porta a riflettere sulle vere mostruosità dell'essere umano, che non sono quelle che deformano il corpo ma quelle che deformano lo spirito! E' netta la contrapposizione tra popolo e borghesia e i rispettivi modi di approcciarsi al "diverso": chi umilia, degrada e cerca di guadagnare da una tragedia e chi invece tende la mano a qualcuno in difficoltà. Ma basta l'appartenenza ad ceto sociale per non essere mostri? per fortuna no. La vera differenza sta nella capacità di amare. Infatti le persone che sono state vicino a Merrick appartengono in gran parte alla borghesia ma anche al popolo, come il bambino e i freaks che lo aiutano a scappare dal suo aguzzino. 
E' quindi l'amore che ci rende umani?
Forse sì perchè lo stesso Merrick confessa di essere finalmente felice perchè si sente amato, e di ritienersi fortunato perchè ha degli amici. Dico forse perchè ritengo centrale l'autocritica del dott. Treves (Anthony Hopkins) che in un momento di riflessione si chiede: "ma perchè l'ho fatto? questo è il punto. sono un uomo buono o un uomo cattivo?" Traves si preoccupa di non essere diverso dall'aguzzino di Merrick. forse l'ha soltanto spostato da un circo ad un altro più luccicante. 

Alcune scene (l'applauso a teatro o l'incontro con i ricchi londinesi) sono lo strumento con cui il regista ci fa riflettere. Lascia allo spettatore la possibilità e la responsabilità di interpretarle come atti di pietà o come gesti d'amore. Cosa siano davvero non lo so io e, forse neanche Lynch. Relazionarsi con ciò che non capiamo non è facile e sarebbe stupido ed ipocrita affermare il contrario. Tanta è la difficoltà di convivere col diverso quanto più sono importanti i nostri sforzi di comprensione. 



2 commenti:

SemprePat ha detto...

che capolavoro questo film..piango e mi indigno ogni volta che lo vedo..
qualche tempo fa l'ho fatto vedere a mio figlio di 17 anni e mi ha ringraziato. come ho detto altre volte si possono imparare molte cose anche guardando un ''semplice'' film

LuD ha detto...

Tuo figlio ha fatto benissimo a ringraziarti, cara Patrizia. Questi sono film che ci insegnano tanto. L'animo umano sa essere malvagio, sa essere mostruoso. Mi ha fatto rabbrividire, questo film, quando il protagonista John dice di ritenersi fortunato perchè ha degli amici, e quindi si sente amato. Questo è un film da proiettare in tutte le scuole elementari, medie, licei ed università del mondo. Molti, e dico molti, ne gioverebbero.