Indagando sulla morte di una giovane tossicomane, Silvana, avvenuta in circostanze che fanno pensare a un delitto, il giudice istruttore Bonifazi, un integerrimo magistrato, scopre, interrogando i genitori della morta, che nella sua fine può in qualche modo essere implicato l'industriale Lorenzo Santenocito, un ricco e spregiudicato speculatore edile, che sotto l'etichetta delle "pubbliche relazioni" si serviva di Silvana per intrattenere i suoi altocati clienti. Dopo aver cercato di bloccare sia con le minacce che con le lusinghe l'inchiesta di Bonifazi sul suo conto e fatto rinchiudere in manicomio il vecchio padre, che non si è voluto prestare a inventargli un alibi per la sera della morte di Silvana, l'industriale riesce finalmente a procurarsi una falsa testimonianza, che dovrebbe scagionarlo definitivamente. Bonifazi, però, smaschera il falso alibi di Santenocito, di cui ordina immediatamente l'arresto. L'industriale tuttavia non ha, tra le sue colpe, anche quella di aver ucciso Silvana: lo scoprirà lo stesso giudice istruttore, leggendo il diario della povera ragazza. Al termine di una giornata in cui Roma impazzisce per una vittoria dell'Italia sull'Inghilterra, Bonifazi giungerà con amarezza alla vera conclusione dell'inchiesta: certe cose avvengono perché sono il "sistema" e l'ottusa coscienza generale a consentirle. Distruggendo la prova dell'innocenza dell'indiziato, il giudice deciderà perciò di trascinarlo ugualmente in tribunale, per colpire, attraverso lui, tutto quello che egli rappresenta.
Michele Cannaritta, giovane siciliano fornito di un abnorme apparato genitale, per salvarsi dalle conseguenze di una serie di violenze carnali, si trasferisce a Bergamo dove un concittadino, il barbiere Tannuzzo Fichera, lo fa assumere come cameriere in casa di un industriale "voyeur", l'ingegner Achille Lampugnani, e di sua moglie Cocò. Sparsasi fulmineamente la notizia che Michele è un uomo sessualmente superdotato, egli diventa l'ambita preda della padrona di casa, delle sue amiche e delle stesse cameriere. Tanta disponibilità, però, finisce con l'irritare Cocò, che, non potendo avere Michele tutto per sé, quando viene a sapere da un'amica che egli ha usato violenza a Concettina, la sedicenne figlia di Tannuzzo, lo licenzia. Dopo una breve parentesi al servizio di una ricca donna d'affari, che poi lo scaccia per la stessa ragione di Cocò, Michele passa a soddisfare le voglie di una marchesa, Agnese, che una sera gli muore fra le braccia. Perduta la testa, Michele si affanna per far sparire il cadavere, ma viene sorpreso da Tannuzzo che è deciso a denunciarlo. La sera stessa, però, Michele viene nuovamente assunto in casa di Achille che interviene in suo favore e riduce al silenzio Tannuzzo a suon di milioni. Tuttavia, Michele viene di nuovo e per sempre scacciato perché la tragica fine di Agnese lo ha reso impotente, ma a evitargli di tornare in Sicilia pensa lo stesso Tannuzzo, che gli offre un posto nel suo negozio e gli concede la mano della figlia.
Quando nel 1945, Vito Corleone, capo di un clan mafioso italo-americano, subisce un attentato da parte dei Sollozzo, famiglia rivale, il figlio Michael, un eroe di guerra che non si era mai interessato agli affari di famiglia, affianca suo malgrado i fratelli Sonny e Fredo. Diventerà ben presto il capo del clan e sarà lui stesso a organizzare la ritorsione nei confronti dei rivali.
Quando nel 1945, Vito Corleone, capo di un clan mafioso italo-americano, subisce un attentato da parte dei Sollozzo, famiglia rivale, il figlio Michael, un eroe di guerra che non si era mai interessato agli affari di famiglia, affianca suo malgrado i fratelli Sonny e Fredo. Diventerà ben presto il capo del clan e sarà lui stesso a organizzare la ritorsione nei confronti dei rivali.